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Diario del periodo: Complessivo


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27/10/2004 - Antigua,Guatemala - 24/10/04

Puerto Bolivar,Ecuador - Navigazione nell´Oceano Pacifico - Panama city, Panama - San Jose, Costa Rica - Managua, Nicaragua - Tegucigalpa, Honduras - Copan Ruinas, Honduras - Antigua, Guatemala - Lago Atitlan, Guatemala - Chichicastenango, Guatemala - e ritorno ad Antigua. Dove mi trovo ora. Ne ho fatta di strada da quando ho lasciato l´America Meridionale. Ho visto tanti paesaggi, vissuto tante esperienze diverse, conosciuto tante persone. E alcune di queste persone, davvero in gamba, le ho anche frequentate. Ho scritto alcune pagine di appunti, di riferimenti ad aneddoti, a cose successe durante il viaggio. Righe di vita quotidiana. Di un Giro del Mondo. Cose normali, cose strane, cose divertenti e purtroppo anche un episodio davvero negativo. Finito "bene", per un pelo.
Vi sto scrivendo queste parole dalla stanza n 13 della Pousada ... di Antigua. Una piccola celletta monacale lunga 20 cm piu del letto e larga sicuramente meno di 1.90 m (in larghezza non potrei assolutamente sdraiarmi). Di fronte a me il vetro della finestra e´coperto da un pezzo di stoffa col disegno di due tucani sul ramo di un albero.
Sui muri ci sono scritte ovunque, la mia preferita e´: "Si lloras por no ver el sol las lagrimas no te dejaran ver las estrellas" (traduzione libera" Sepiangi perchè non vedi il sole, le lacrime non ti faran veder le stelle"). Altre riguardano amori lontani, spunti filosofici, qualcuna è hard; oppure sono semplici firme. La porta della stanza si trova sulla parete di fronte a me, leggermente spostata a sinistra. Un foglio ci e´stato appiccicato con lo scotch dalla direzione; un´unica frase in tre lingue "Non scrivere sui muri". Proprio di fianco al letto, sul lato opposto alla porta, un´altra scritta, firmata "Spaggia 2004" :)
Tra poco prenderò un chicken bus per Tikal, a nord est del Guatemala, dove si trova il più spettacolare sito Maya, quello immerso nella jungla (la foto di copertina di tante guide sul Centro America per intenderci). Ci ho pensato un po´ prima di acquistare il biglietto, fisicamente non sono al meglio. Mi sono beccato un bel raffreddore dopo l´ascensione al Vulcano Papaya, fatta senza cappello e in maglietta a maniche corte. Sole che spaccava le pietre prima, aria gelida in cima e al ritorno. Se il papà fosse qui direbbe semplicemente "Stefano sei il solito cretino". Il papà ha sempre ragione, non ho voluto deluderlo :)
Veniamo al punto. Qualcuno di voi mi ha chiesto di raccontare un episodio divertente. Uhmm,a posteriori questo potrebbe esserlo

San Jose, Costa Rica. Tarda serata di qualche settimana fa. Un giovedì, mi pare.
L´autobus era partito in ritardo da Panama a causa di noie meccaniche e il ritardo era stato ulteriormente aggravato dai numerosi posti di blocco della polizia dei due Paesi, alla ricerca di droga, clandestini, merci illegali. E quando siamo arrivati a San Jose il sole era sceso già da un pezzo (se c´era stato). Pioveva forte. Una di quelle serate per cui Jack Burton (il camionista di "Grosso guaio a Chinatown") avrebbe detto a buon diritto "...Era una notte buia e tempestosa". I negozi chiusi, poche luci, nessun passante.Più nessuno a ricevere nell stanzetta-biglietteria-sala d´aspetto della compagnia di trasporto.
Ero davvero stanco e volevo trovare velocemente un posto sicuro dove appoggiare me e lo zaino. Un posto vicino. Alla luce di un neon mi sono messo a cercare sulla guida. Un solo nome, nessuna scelta: "Hotel N........a", a gestione familiare. Ci penso un po´, non e´descritto in modo entusiasmante, non ha suite, niente rubinetteria d´oro... :) Pero´ apprezzo una frase che, per chi starà in viaggio ancora tanti mesi come me, ha sempre una certa importanza "perhaps the cheapest in town". Vicino ed economico. Il mio.
Nella vita si fanno delle scelte. E poi a volte di quelle scelte ci si pente. Come in questo caso.
Guardo una cartina di massima della citta´, sulla guida. Vedo piu´o meno dove sono e dove devo arrivare. Piu´o meno. E mi incammino
A San Jose le strade non hanno nomi. Come avrei capito dopo, le avenidas vanno da est a ovest e le calles da nord a sud. Come per il Meridiano 0 di Greenwich, anche qui ci sono una calle e una avenida "0", di riferimento. Rispettivamente a ovest e a sud di queste la numerazione procede in modo pari; nel senso opposto, dispari.
Ma sono stanco e affamato, scelgo la via più semplice; chiudo la guida ed entro in un bar a chiedere informazioni. "Il nome dell´albergo?" Glielo dico. Sono fortunato, sa dov´e´. E gentile scrive l´indirizzo su un foglietto delle ordinazioni
A2,C13/15
Affondata! Ma non e´corretto, giocando a battaglia navale si puo' sparare un solo colpo per volta, poi tocca all´avversario. Glielo dico.
Mi guarda strano
Anche io guardo strano lui.
Poi si decide a spiegarmi la strada per l´hotel a gesti e tutto si risolve.
Ringrazio, esco e inizio la caccia al tesoro.
Dopo vari "cien metros" (a city block) di qua e di la´, nuotando nella pioggia, finalmente arrivo. L´ora e´tarda ma non troppo. Non ci sono luci accese. La sinistra costruzione ricorda vagamente il Motel di Norman Bates (Psyco), ma molto più in piccolo, e peggio tenuto. Mi colpisce il particolare dei vetri rotti nelle finestre al pianterreno. Ma fuori diluvia, ho addosso macchina fotografica, documenti, soldi; mi decido a suonare. Aspetto un pochino, nessuno risponde. Intorno tutto e´deserto, solo il rumore dell´acqua che cade. Risuono. Niente.
Poi, mentre ripenso a quella famosa frase di mio padre (v.sopra) ho l´impressione che qualcosa si sia mosso dietro la vetrata rotta, in basso a sinistra. Mi avvicino un po´ma la macchia chiara è già scomparsa.
E da una finestrella con le inferriate, vicino alla porta, si sporge una testa
"Che busca?" mi urla con rabbia
"Una camera signora. Singola, con bagno compartido"
"Magnana!"
"Signora,llove mucho afuera,mi chiamo Stefano, sono Italiano, mi apre por favor?"
"Entra" borbotta, come se prendere soldi fosse la cosa più odiosa di questa terra
E sento scattare i catenacci
La porta si apre. Appare una personcina con i capelli bianchi, arruffati, e lo sguardo arcigno (77 anni portati davvero male).
"Dammi 2000 colones", e allunga la mano
"Posso vedere la stanza prima?"
Entrando nel minuscolo corridoio vedo sacchi dappertutto. Sulla sinistra una stanza aperta, e con la luce accesa. La stanza della vecchia. Nel letto si rigirano altre due signore anziane. Passo oltre.
La mia "camera" ha le pareti sottili sottili, sembrano di cartone. Si trova vicino a un grosso lavandino per il bucato. Ci sone polvere e briciole di calcinacci sul letto. Non e´il massimo, ma fuori piove ancora forte. Tiro fuori 2000 colones, pago. Nel frattempo anche un´altra delle due mummiette a letto è uscita nel corridoio. E mi osserva mentre vado in camera con lo zaino. Sembrano lupi, non capisco
"Be´, buonanotte", dico, per allentare la tensione.
Nessuna risposta
"Ah signora, uso 5 minuti il lavandino,lavo una maglietta e ho finito. Non faccio confusione, lo prometto"
Mezzo secondo e le due belve feroci ruggiscono, insieme
"Noooo, il lavandino e´della famiglia!!!". Ancora tra le fauci le carni dilaniate di un giovane turista tedesco.
Corro in camera spaventato. Mi metto a letto, tengo la luce accesa, aspetto il peggio. Ma non succede niente, e il mio vicino di camera continua a russare rumorosamente.
Nei minuti seguenti elaboro con disappunto che devo andare in bagno, devo fare pipi, prima o poi dovrò uscire. Aspetto alcuni minuti, guardo la fessura sotto la mia porta, la luce nel corridoio si e´spenta.
La toilette si trova vicino all`ingresso, dopo la stanza delle tre vampire. In pieno territorio nemico.
Esco scalzo, in punta di piedi; avanzo lentamente spalle alla parete, furtivo. Supero la spelonca del mostro tricefalo; la porta e` chiusa, nessun rumore dall`interno. Ancora due metri, ecco...sono in bagno.
La festa finisce presto, termino e coraggioso guadagno l`uscita. Silenzioso come un fantasma supero quella stanza di morte; la luce e`ancora spenta.
Ma la porta adesso e`socchiusa.
Sudo e cammino rapido verso la mia camera.
Purtroppo qualcosa e` cambiato.
La mia porta e`chiusa adesso. Male. E la luce dentro e` accesa. Peggio.
Trovo il coraggio, giro la maniglia, spingo.
La Cosa è li, in mezzo alla stanza, e mi guarda. La taglia importante che riempe una vestaglia quasi trasparente, i capelli bianchi, lunghi, sciolti sulle spalle, gli occhi piccoli e neri, vivissimi. E le tette, due enormi tette che scendono a terra. La terza vecchia. Il mostro più pericoloso di tutti. Quello che se lo superi passi al livello successivo. Temibilissimo
Lo affronto spavaldo "Buonasera!" e impertinente "Cosa ci fa in camera mia?!!!"
Agita la criniera, leggermente; poi, con un fiato di morte: "Il bagno è della famiglia. Tuyo es afuera" sibila. Mi fissa ancora, attimi interminabili. Poi, zoppicando, esce.
Non so perchè mi abbia lasciato salva la vita, quella notte. So che non ho più potuto dormire. Ricordi recenti, ombre d`infanzia, streghe affamate di carne umana che vedono solo attraverso un occhio di cristallo. Un incubo. Finito alle 7.00 del mattino con le briciole del soffitto che mi cadevano sul viso. I muratori avevano appena ripreso i lavori di ristrutturazione al secondo piano. Alle 7.15, zaino in spalla, sono scappato di corsa dalla porta d`ingresso. Sto ancora correndo :)

English Version:

International Hostelling of San Jose, Costa Rica. Ít´s an hostel but it looks like a rich palace. The only way you have (you,little insignificant backpacker :) to feel a rich person for some days. Fantastic new pub in front of the hostel! Yesus and Rosa will help you in all you need.Ciao ragazzi!

20/10/2004 - Quito,Ecuador - 29/09/04

Volevo assolutamente esserci. Dal nostro campo avanzato nella giungla ci sono voluti altri trenta minuti di canoa a motore, poi altri venti minuti a piedi nel fitto della foresta per arrivarci.
La comunità Secoya era li`, alcune capanne, al centro un rettangolo di terreno come spazio di aggregazione, campo da calcio. La scuola un po` defilata, sulla destra per chi arriva dal fiume. Ho chiesto, mi hanno dato il permesso, sono entrato.
Il maestro, l`unico maestro, aspettava già nell'unica classe. Le lettere dell`alfabeto sulla parete, una cartina dell`Ecuador, una bandiera. Un po`di sedie sparse qua e la` e qualche banco in numero insufficiente. E poi la cattedra, grande, con appoggiati sopra un paio di grossi quaderni (uno credo fosse quello per l`appello).
Tanta polvere, molto disordine, un sacco di manifesti stracciati per terra. I membri della comunità sono stati censiti un paio di hanni fa e adesso devono votare. La sera prima una riunione per le vicine elezioni deve avere scaldato un po`gli animi. Ho dato una mano a pulire, veloce, poi sono uscito in attesa
Il primo giorno di scuola: ho dovuto aspettare solo pochi minuti. Nessuna campanella ad annunciare l`inizio delle lezioni, il "tutti in classe, svelti!"
Qualche pianto in lontananza, un paio di grida e il primo bimbetto, uno dei più piccini e` uscito di casa. La mamma ferma a guardarlo e lui a girarsi indietro mentre camminava. La scuola è vicina, ma non così "vicina". A scuola bisogna "andarci". Il maestro ha sceso le scale e gli e`andato incontro, con un gran sorriso da persona buona.
Poi ho visto arrivare un paio di bimbe più grandi, insieme. Arrivavano dal sentiero che porta al fiume. E poi altri bimbi ancora, uno accompagnato per un pezzo di strada dalla mamma. Alcuni vestiti "bene", altri un po' meno. Nessuna biro colorata, nessun quaderno sotto braccio. Ho visto crescere di numero il gruppetto in attesa davanti alla scuola. Ho visto il bimbo timido che sta in disparte, e quello attaccabrighe che mena il compagno per un palloncino colorato, ho visto l`affiatamento di chi già si conosce. E ho visto i bimbi curiosi che tirano dritto ed entrano in classe, a guardare. Ho fatto alcune foto, a una sono particolarmente legato
Un bimbo che mi guarda da dentro la scuola con le mani appoggiate alla rete delle finestre e il viso che a malapena arriva al davanzale. Ci penso ancora ogni tanto; stava lì fermo, e mi guardava.
Forse fino al giorno prima razzolava in giardino e correva dietro agli animali di casa, oppure giocava giù al fiume vicino alle canoe. E adesso era lì nella scuola, dietro una rete, a guardarmi. La porta era aperta ma lui stava lì lo stesso.
Qualcosa era finito e qualcos`altro stava cominciando. Forse lo aveva già capito da solo. Già, la scuola
Prima di andarmene ho fatto in tempo a vedere la divisione in classi, i bambini che avevano appoggiato il palloncino e si stavano mettendo in fila.
6 sono gli anni di studio previsti nella scuola della comunita`, solo 4 coperti da bimbi attualmente. Molti non arriveranno alla fine.
Impareranno a leggere, a scrivere, a fare semplici calcoli matematici. Poi rientreranno alla comunita`. Si dedicheranno a una agricoltura di sussistenza, pesca, qualcuno si prestera` al turismo come guida "tecnica". Costruiranno una famiglia molto giovani e una nuova casa non distante da quella dei genitori. Qualcuno forse cercherà fortuna a Lago Agrio.
E impareranno tutto della foresta


Certo nella foresta Amazzonica ci sono anche ragni grossi come pugni, alberi alti come grattaceli, serpenti velenosi, delfini rosa, caimani, un verde fitto che disorienta, versi e fruscii nella notte, scimmie, impronte di animali che sono li`, nascosti da qualche parte, piante medicinali.
Un mondo da esplorare, pericoloso anche. E in pericolo, purtroppo. Petrolio, deforestazione, turismo forse.
Aurora mi ha spiegato un mondo distante, che tuttavia mi appartiene, e che non conoscevo. Ho visto tante cose
Ma la mia Amazzonia e`soprattutto nei ricordi di quella scuola. Quel giorno, prima di uscire dalla radura, mi ero girato un`ultima volta. E avevo visto correre uno dei ritardatari.

English Version:

If you stay to the Hostel of Hostelling International in Quito (this is my advise), please,don´t forget to say a big ciao for me to Monica, one of the most funny receptionist/friend (more friend that receptionist) the Earth saw from Beginning of Times. Ehhhhhh!!! :) Yes, believe me one time,it´s true!

10/10/2004 - Cuenca,Ecuador - 18/09/04

Ho fatto tanta strada per venire a Cuenca,ho percorso molti chilometri. Curve su piste di montagna, deserto, veloci rettilinei in pianura. Ci ho messo qualche giorno (e ho aggiunto anche qualche nuova curiosità sui viaggi in autobus); mi sono concesso alcune fermate importanti.
A Nazca, con i suoi disegni giganteschi e le sue linee che corrono per chilometri, ininterrotte. A Chavin de Huantar, per vedere gli imponenti sotterranei nelle Piramidi costruite da questa societa´anteriore agli Inca. A Trujillo, per vedere i resti di Chan Chan, capitale dell´impero Chimu. Sembrano davvero colossali castelli di sabbia erosi dal mare. A Chiclayo, per dare un saluto al "Signore di Sipan", sanguinario sovrano Mochica. E leggerne la storia attraverso il corredo funerario, ritrovato intatto. A Cuenca, bella cittadina di stile coloniale immersa nelle colline. Sono tutti siti classificati Patrimonio dell´Umanità dall´Unesco, per l´importanza che hanno avuto nella storia, per la bellezza che ci è pervenuta intatta, per il fascino di qualcosa che era e non è più.
Potrei poi parlarvi anche dei miei momenti, delle persone conosciute, di quell´avventuroso superamento della frontiera Peru´- Ecuador, alle 5.00 del mattino. Che gente che circolava a quell´ora! O di quello spaventoso incidente stradale successo sulla strada Huaquillas - Machala in Ecuador. Ho fatto del mio meglio per dare una mano
Ci ho pensato un po´, poi ho deciso di scrivere due parole riguardo a una stanza, una camera di abitazione.
Maria Reiche era una ragazza tedesca, educata in Germania e che a Cuzco, Peru´, lavorava come istitutrice per i figli di alcune ricche famiglie tedesche in città. Lì viene poi a sapere da un amico di enormi disegni e strane linee rette che erano state casualmente sorvolate e di cui si ignorava l´esistenza. E il significato. Maria Reiche parte, incuriosita e affascinata. Da quella strada non tornerà più indietro, nessun ripensamento, nessuna incertezza.
Per anni gli abitanti la vedranno vagare per il deserto con una scopa in mano. Per tenere pulite le sue linee, evidenti, per poterle meglio misurare e interpretare. Lei lo sa, molti altri,la maggior parte della gente, non capisce. Sotto il sole implacabile con semplici strumenti di misurazione, squadre, righelli, fogli da disegno,e una scopa in mano. Maria la pazza.
Sono strane le linee, da una certa posizione le vedi, ma se ti sposti anche di poco scompaiono, o sembrano semplici tracce, qualche strisciata, una sgommata d´auto qua e là. Se invece le cerchi allora le puoi vedere. Immensi disegni (mano, colibri, astronauta, albero...) o rette che si scavalcano, senza interruzione, fino all´orizzonte.
Maria ne parla,le studia,cerca di farle conoscere. Niente da fare. Il Governo Peruviano infatti autorizza la costruzione della Panamericana nella zona dei suoi studi e taglia di netto una figura.
Purtroppo, solo dopo, molto dopo, Maria verrà finalmente ascoltata,le linee studiate e valorizzate anche da altri, fino al riconoscimento dell´Unesco. Arrivano a Maria fondi per i suoi studi,i primi riconoscimenti,le scuse del Governo.
Le sue linee erano diventate le celebri figure e linee rette di Nazca. Piste per l´atterraggio di astronavi aliene secondo alcuni,calendario astronomico secondo altri. Chi? Come? Perchè? E perchè nel deserto e visibili per intero solo dall´alto? Tante ipotesi, nessuna soluzione certa.
La stanza di cui volevo parlarvi si trova dietro una porta semisocchiusa nel museo dedicato a Maria. Quella stanza era la sua casa,il piu vicino possibile alle linee.
Un tavolo sulla destra con qualche tegame appoggiato, un semplice letto sulla parete di fondo, tre metri piu in là sulla sinistra. Fogli pieni di disegni e rilevamenti appesi sulla parete di destra. Altri fogli appoggiati su un tavolo da lavoro alla sinistra dell´ingresso. Un paio di righelli (uno flessibile), una squadra. Basta.
Per oltre 50 anni, nonostante tutto e tutti. Fuori, nel cortile ci sono lo scassato pulmino che usava per spostarsi e la sua tomba. Non si è mai sposata Maria, non ha mai avuto figli. Figure immense e linee. Li ho visti, interessanti. Molto piu´interessante quella stanza


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