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Diario del periodo: Complessivo


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30/09/2004 - Cuzco,Peru - 10/09/04

Ciao ragazzi mi chiamo G.K.,sono israeliano, ho 25 anni, studio psicologia alla Mc... University di N. E voi di dove siete? Sono del tutto impazzito? No, ho dovuto viaggiare sotto copertura con documenti falsi, altrimenti un trekking a cui tenevo molto, per motivi organizzativi e legali, non avrei potuto farlo. Ovviamente non posso spiegarmi meglio su Internet visto che a Cuzco mi hanno fatto un articolo sul giornale e sono anche stato relatore all`Università su temi di comunicazione. Con la mia vera identità. E soprattutto visto che qualche organo di controllo potrebbe innervosirsi un tantino. Davanti a una birra, a casa, li' vi dirò tutto. Oggi vi parlo di gradini. E poi? Ancora gradini. Uffa, ma quanti ce ne sono? Molti. E quindi? Gradini.
Sono i gradini del Cammino degli Inca, quelli del secondo giorno. Vuoi arrivare a vedere il Machu Picchu all`alba, illuminato dai primi raggi del sole? Si'? Ottima idea. Ma prima devi superare il Monte Wuarmiwanusca, a 4200 metri. Magari tra dieci anni ci sarà l`ascensore, per adesso però si va ancora a piedi, zaino in spalla. Non c`è altra scelta.
In modo maturo pensi che le difficoltà esistono per essere superate, il Machu Picchu all`alba bisogna guadagnarselo. Ti incammini sereno e fiducioso di farcela. Il tempo passa e la fiducia e la serenità le lasci per strada. La fatica si fa sentire, si suda molto, bisogna alleggerirsi :)
Il primo giorno comunque passa abbastanza bene, salite, discese, salite un po` piu` impegnative per decimare le file di aspiranti al Machu Picchu. Ma la compagnia è buona, il paesaggio una continua sucessione di belle fotografie, l`aria da caldo sopportabile diventa frescolina. Un po`di pioggerellina giusto per farti tirare fuori l`impermeabile, ma poi cessa subito.
Il gruppo arriva al campo sfilacciato ma completo. Alla sera si scherza, qualcuno si lamenta delle vesciche ai piedi, qualcun altro della cena non troppo abbondante (indovinate chi...) Devo dormire nella mia tendina in obliquo, perche`in lunghezza le mancherebbero venti centimetri
Arriva il secondo giorno. A colazione ci si stropiccia gli occhi, la guida è muta e ci guarda con compassione. Poi ci dice di prendere gli zaini. Si parte. "Verso quale direzione ?", siamo in un piccolo villaggio sperduto. "Per di li`". E seguiamo un sentiero pietroso. Facciamo duecento metri, giriamo subito dietro a una collinetta e ci fermiamo. "Avanti, su, per di li!"
Il "per di li" è una tortuosa salita in arrampicata libera su gradini del 15mo grado superiore. Forse 16mo :) Mi guardo intorno preoccupato
Poi vedo un portatore (persona che carica materiale per il campo, mangiare, gas, ecc) un po´ meno carico degli altri. Poi guardo il mio zaino un po´ troppo pesante. Poi l´idea. Mi si illuminano gli occhi dalla gioia. La guida mi vede, capisce e con un sorriso: "Stefano non ci pensare nemmeno". Mi tengo lo zaino
Zaino in spalla affrontiamo l´Everest, senza ossigeno. L'espiazione è lunga e dolorosa; lungo il cammino vediamo i corpi disfatti di altri viaggiatori che non ce l' hanno fatta, le statue di pietra di chi, camminando, si è girato indietro. Mi rincuoro vedendo che gli altri del gruppo sono messi peggio di me. Alcuni non sono messi proprio, nel senso che non li vedo più da un pezzo, arriveranno al campo con molto ritardo. Anche i portatori ogni tanto si siedono a riposare, scopro così che sono di carne anche loro.
Arrivo in cima, tra i primi, e mi godo una natura imponente, quasi senza presenza umana. E´meraviglioso, montagne brulle sporcate di neve e la nebbia a rendere magico il paesaggio
Un volo di fantasia per pensare ai messaggeri che a piedi dovevano percorrere quello stesso sentiero centinaia di anni prima. Sono felice
Poi guardo dall'altra parte del monte; c...o, c'é da scendere. I gradini sono tutti sconnessi e altissimi, quello che fa dire ad alcuni:"Ma gli Inca erano dei giganti!" Non proprio, eranoi alti non più di 1m e 60 cm, ma avevano il pallino delle opere colossali.
Il terzo giorno è una meravigliosa dura lunga passeggiata nella giungla di montagna, pioggia, vegetazione fitta, rovine di città inca, ruscelli, senso di completa libertà.
Purtroppo una ragazza del nostro gruppetto sta male,già dalla sera prima. Soroche,mal di montagna. E' bianca e vomita continuamente: i portatori se la trasporteranno sulle spalle per tutto il tragitto, cinque minuti ognuno. Nel tardo pomeriggio arriviamo al campo e alla sera è festa grande .
Alcuni gruppi si riuniscono. Ci si puo' lavare, si puo' prendere una birra, si balla.
E la mattina dopo, molto presto, con una camminata ancora al chiaro di Luna si raggiunge l'Inti-Punku, la Porta del Sole.
Il Machu Picchu è da qualche parte più in basso, davanti a noi. La nebbia lo avvolge ancora. Stiamo immobili, gli occhi fissi. Aaspettiamo in silenzio che si compia la magia. Passano alcuni minuti e lentamente la nebbia si dissolve, le rovine vengono alla luce.
Machu Picchu finalmente. Capitale religiosa? fortezza per difendersi da attacchi nemici? Luogo di culto consacrato al Sole? Capitale Inca? E´ancora un mistero. Lasciamoglielo

English Version:

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20/09/2004 - Puno,Peru` - 30/08/04

Ho 30 anni. Nella vita di decisioni importanti ne ho già prese parecchie.
A 18 anni ho dovuto scegliere il colore della moto ad esempio. Una moto è per tutta la vita,non puoi sbagliare. E tanto tempo dopo ho deciso di comprarmi un paio di scarpe. Ho dovuto scegliere di nuovo: alla fine Clarcks, modello Desert Boot. Le stesse, tutte pelate e scolorite dall`usura, con cui per anni, al sabato sera, a muso duro, dovevo affrontare mio padre prima di uscire di casa.
"Stefano,guarda come ti sei vestito, e guarda che scarpe cavolo! Ma dove vai vestito cosi`? Non andrai mica a ballare,spero". Già, e invece le portavo a ballare. Eh,le mie Clarcks, purtroppo non hanno trovato posto nello zaino. Vecchie e con i cordoni sfilacciati; spero comunque di ritrovarle al mio ritorno, sigh!
Molti anni sono passati ma per un uomo le decisioni importanti,i momenti difficili di scelta, non finiscono mai.
L`altro pomeriggio, zaino in spalla, sono andato al Terminal de Omnibus di Sucre. La ferma intenzione di prendere al volo un autobus per La Paz. Corridoio con le varie compagnie, per tutte le destinazioni. Entro, ho superato il punto di non ritorno.
Un nugolo di venditori mi vede, si avvicina a gran velocità; formazione serrata, i venditori attaccano compatti
"La Paz? Potosi`? S.ta Cruz? Uyuni?" "Donde?" "La Paz."
"La Paaazzzz!!! La Paaazzzz!!! Aqui`" ...quasi piangendo, no, non faccia cosi`, la prego...
L`altro che mi tira per una manica al bancone.
Il terzo che urla un prezzo, e poi lo fa crollare subito, da solo, del 25%
Una bella donna della compagnia (...), che, ferma al bancone, si sistema e mi sorride. E altri ancora. Che fare?
Cedo al prepotente che mi trascina per una manica? Sono uno smidollato
Dico di si` a "La Paaazzzz, aahhhh,La Paaazzzz" fino alle lacrime? Sono un sentimentalone
Vado dalla signorina che ha ravvivato la scollatura? Sono un...lasciamo perdere.
No, in questi casi due cose soprattutto, tipo di autobus, e prezzo. (Dopo questo viaggio darò importanza a molti altri criteri e sottocriteri di scelta, credetemi)
Guardo i tipi di autobus, qualcuno in foto, qualcuno dal vivo, parcheggiato. Scarto subito quelli con dimensioni giocattolo, costruiti negli anni `80 e poco spazio tra una fila di sedili e l`altra, perchè io possa entrarci. Scarto anche quelli col parabrezza completamente crepato, a ragnatela, per le sassate. La guida in montagna, di notte, risulterebbe rischiosa. Un tantino. Alla fine rimangono in lizza due compagnie. Autobus non proprio nuovi, ma con i fanali già di "taglio orientale", a mandorla,lunghi e obliqui. Quei bus che davanti sembrano lumache, con gli specchietti retrovisori sistemati, come antenne, ai lati della carrozzeria. E i colori vivaci.
I due venditori, ormai dietro i rispettivi banconi, danno i prezzi e io li urlo di rimando, per un gioco al ribasso che li lascia senza alternative. Bastardo, ho messo il mio posto all`asta.
Vince, stremata, una compagnia con l`autobus che sarebbe arrivato di li' a poco. Pago, consegno lo zaino per il carico, continuo a non togliergli gli occhi di dosso.
A Sucre il pomeriggio sta volgendo al termine, ma fa ancora caldo. Sono contento e rilassato. Ho già viaggiato su un tipo di autobus simile, le 14 ore che mi aspettano non saranno uno scherzo, ma ho passato di peggio. Pensavo, sbagliando
L`autobus arriva in ritardo, la gente e gli animali stanno già aspettando da un pezzo. Si caricano sul tetto sacchi colorati di diverse dimensioni, mediante corde calate dall`alto; l`autobus oscilla e si inchina, è sbilanciato; la disposizione dei pesi non riesce ottimale.
Il mio zaino, che ho voluto caricare tra i primi bagagli, perchè vada all`interno del carico (e sia più difficile da "visitare durante le soste"), finisce vicino a due casse di galline. Una terza di porcellini d`India, seguita da sedie, tavoli,mobilio, altri sacchi alimentari, altri bagagli, una carrozzina, quattro alberi cardanici, un semiasse di ricambio, gli chiuderà definitivamente l`accesso. Fino all`arrivo.
Salgo e mi metto a sedere, posto corridoio, quasi di fronte a uno dei due televisori.
Alla mia destra un signore molto in carne sui 50 anni, sguardo arcigno. Dall`altra parte una signora coi suoi due bambini, una morettina di 5 anni e un piccoletto di 4 mesi.
Negli altri posti, tutti pieni, solo le comparse di una dolorosa storia e nottata.
Tutto ha inizio quando l`autista, gia`visibilmente stanco (lo stesso che aveva guidato fino a Sucre, non so da dove) risale a bordo. La porta si chiude.
Il paesaggio lungo la strada per Potosi` gia`lo conosco, ma contromano è bellissimo. E con l`ultima luce del pomeriggio è ancora più bello, magico.
Poi si fa scuro, la strada è tutta curve; niente piu`paesaggio, non ho voglia di leggere, ne`di appisolarmi. Mi guardo intorno, davanti, dietro, cerco qualcuno a cui rompere i coglioni. E mi si gela il sangue
Non c`è la toilette! Riguardo meglio, continua a non esserci. La mia vescica è giàmezza vuota,o mezza piena. Mi pento di aver bevuto prima di partire.
Provo a pensare ad altro e chiacchiero con un signore anziano, ex impiegato di banca; va a La Paz a trovare il figlio, sposato da poco. La conversazione continua tranquilla, io sorrido e intanto però sento ogni cc di pipi` che va a riempire la mia vescica.
Sorrido e intanto maledico il venditore. Purtroppo però in queste cose non ho fortuna e quindi lui sara`ancora vivo, da qualche parte.
Nel frattempo il bimbo del sedile di fianco mi guarda, io gli faccio le boccacce e lui ride. Gli sono simpatico e anche io mi diverto a guardare le sue espressioni.
Le ore passano, qualcuno comincia a sonnecchiare mentre alla televisione scorre un film poliziesco di serie D, su cassetta. Il nastro e`disfatto, si inceppa, cambia colore, salta l`audio. Sembra un film di inizio secolo scorso restaurato male. Le ore passano. Mi annoio un po`e tiro fuori la guida, per leggere. E accendo una di quelle lucette orientabili di servizio, solo che non si accende. E neanche le altre si accendono. Mi inquieto e vado dall`autista col libro, quando mi vede ha già capito. Dice che l`impianto eletrico ha dei problemi(o forse per il pullman la compagnia aveva scelto un allestimento base, molto base) .
Quando mi innervosisco a volte mi viene da andare in bagno; succedeva cosi`anche alla mia cagnona quando era giovane. Gli tiro fuori il problema della toilette e lui si scusa, forse il venditore non aveva inteso bene le mie domande. Gli chiedo di fermarsi che devo fare un bisognino. Mi risponde che siamo in ritardo e di tenerla, al massimo per un`ora ancora.
Torno al mio posto e sento un bimbo liquido crescermi dentro. Incinto!?!
Guardo il signore di fianco a me, non ha cambiato espressione dall`inizio del viaggio. Sono passate quattro ore e i suoi occhi sembrano inchiodati su un punto indefinito del sedile anteriore, credo sulle cuciture del bordo destro. Mi faccio un po`piu`vicino a lui col corpo, e ancora di piu`col viso. Poi guardo lo stesso punto del sedile. Anche io non batto ciglio. Dopo cinque minuti buoni lui si gira e mi guarda, interdetto.(Finalmente!) Mi presento: "mi nombre es Stefano,a yo gustan mucho las sillas tanbien". E rido. Con uno sguardo non troppo sveglio, a fatica, articola "No entiendooo". Non dira`altro fino alla fine del viaggio, però continuerà a fissare quella cucitura in alto a destra.
Chiudo gli occhi e provo a rilassarmi. Non troppo perchè se no me la faccio sotto.
Sbircio fuori dal finestrino, l´altipiano, più di 3000-3500m, c´è la neve. Comincio ad avere freschino, mi infilo la giacca.
L' autista annuncia una fermata,la gente, tutti, si alzano di scatto, cattivi, pronti. Tutti in pole position, 60 persone, un´uscita. Guadagno la 5 fila, rubo due posizioni. Un buon piazzamento. Al mio turno mi lancio fuori.
E´ buio pesto, la luce fioca di un´abitazione-ristorante-meccanico-distributore dall´altra parte della strada. E il nada intorno. Cerco un albero, niente; un cespuglio, nemmeno; un muretto, forse, ma ètroppo distante. Scappo dietro l´autobus con i pantaloni slacciati, il trionfo vicino.
La mia gioia stritolata dalla visione sottostante, due signore, braghe calate, stanno già marcando il territorio e mi guardano serene. L´imbarazzato sono io. Arrivo solo due metri più in là e poi è pioggia torrenziale, la mia. Mi sento rinato e dopo trotterello al ristorante-officina-abitazione-benzinaio a sbirciare tra le bottiglie di alcool potabile e le galletas light "agua", cioè cracker senza sapore. In 15 minuti siamo di nuovo tutti sul pullman. E si prova a dormire, ma fa freddo.
Vado a caccia di spifferi e finestrini aperti per ammazzare il tempo. Gli stessi che avevano piacevolmente rinfrescato il viaggio dopo la partenza da Sucre. Li trovo e chiedo ai passeggeri di chiuderli per favore, che c´è gente che comincia ad avere freddo.Hanno freddo anche loro, si scusano e spostano le tendine rigonfie per farmi vedere:un vetro è incompleto, rotto, aperto, altri sono bloccati nelle guide. Niente da fare.
Vado dall´autista e mi lamento. Gli dico di accendere il riscaldamento,la calefaction cazzo! Mi guarda ed è davvero risentito, non funziona. Già una volta mi era capitato, ma per due ore; qui di ore ce ne sono ancora 8, tutto l´altipiano. Non mi arrabbio neanche, ho indosso tutti gli abiti disponibili, gli altri sono bloccati nello zaino. Rassegnazione.
Ho freddo, molto. E anche altri passeggeri; qualcuno ha una coperta, ma è personale,la compagnia non ha fonito niente. Mi raggomitolo per cercare di dormire, ma continuo a cambiare posizione, ho freddo.
Il frugoletto di fianco a me, quello col faccino simpatico, adesso continua a piangere,(ha freddo? ha fame?vuole solo farmi impazzire?), poi ci molla per un pò, alla fine riprende. La mamma non riesce a farlo smettere,io dopo un paio d´ore comincio ad avere qualche buona idea, oscuri pensieri, e mi rassereno pensando al da farsi: buttarlo fuori dal finestrino?tappargli la bocca con una mano fino a fargli cambiare colore? Uhmm... Ma alla fine torno sempre lì, soluzione semplice ed efficace, forse indolore pure. )
Un sacchetto di plastica stretto intorno al collo, gesto semplice, elegante, senza fastidiose urla, pulito e soprattutto rapido.
Inutile, di sacchetti ne ho una decina, per isolare i vestiti,ma sono tutti nello zaino. E il bastardo continua a piangere.
Poi un altro rumore distoglie la mia attenzione, mi giro alla destra.
Il mio compagno sembra ancora guardare la cucitura, ma ha gli occhi chiusi. Dorme. E russa come un trattore, poi come un trattore che fatica a trascinare un rimorchio carico.
Mi sento accerchiato, il nemico è ovunque, alla destra, alla sinistra,...dentro di me anche.
Ho preso freddo, la mia pancia è piena d´aria, mi trattengo a fatica. Le ore passano e non riesco a dormire,ho freddo, mi giro e mi rigiro, molti altri sono nelle mie condizioni.
Ai fastidiosi rumori di sottofondo non faccio più caso, quello che ora attira la mia stanca attenzione sono gli odori, no, non di piedi (troppo freddo per togliere le scarpe),e neanche di chiuso, impossibile. Direi piu che altro scorregge, o,più educatamente, venti.
Qualcuno non ce l`ha piu fatta, ha deciso di avvelenare il prossimo, dando fiato allo strumento. Una guerra chimica senza vincitori ne`vinti; una battaglia a cui tutti si vuol partecipare, in un`aria di morte, per porre fine alle sofferenze. Una guerra intestina e di intestini, fratricida.
Una sola altra fermata prima di La Paz. Poi altre ore, le ultime. Freddo gelido, altitudine, dolori intestini, stanchezza
Infine arriviamo. In fila per scendere, in fila per i bagagli,in fila alla toilette del terminal de omnibus. Velocissimi. "Amigo, un boliviano por favor"
"Ecco, tenga" ed entro.
E`la prima volta che sono partito col desiderio forte di arrivare il prima possibile. Fine di una nottata di cacca. Appunto !

11/09/2004 - Sucre,Bolivia - 26/08/04

Sucre città bianca, Patrimonio dell`Umanità, anche città universitaria piena zeppa di studenti, e città dove ricchezza e povertà convivono alla luce del giorno, tutti i giorni. Tollerandosi. Ma anche città di superlative macedonie di frutta, le mie :)
E`successo tutto nell`anno del Signore 2004. E più precisamente in un ormai lontano 20 di agosto.
I raggi del sole, giunta ormai la metà del dia, tiepidi riscaldavano l`aere circostante.
In quel mentre un baldo giovin viaggiatore, pelo raso, Italico di natali, affrontava con coraggio i celati pericoli del mercato popolare. E si imbattè in lei.
Rotondetta, scura in viso, il naso importante ad ostacolarne i movimenti, ansimava e si dibatteva, immersa com`era nel suo daffare. Esperta di banane e altra frutta esotica, prendeva, spremeva, frullava. I passanti incuriositi la stavano a guardare. I più giovani, pagando, aspettavano il proprio turno. E in quel mentre lui la vide. Tante erano le donne indaffarate, tanti i banchi della frutta, ma lui la vide. Sudata e sorridente lei lo vide. Uno scontro di sguardi, la scintilla
Il giovane forestiero, gonfio d`orgoglio in petto, avanzava tra la folla. E si fece al suo cospetto. E disse, tenero:"Buongiorno, mi chiamo Stefano, vengo dall`Italia, dall'Emilia, terra del Lambrusco, mi fermerò a Sucre alcuni giorni. Vorrei una macedonia di frutta per favore. Ho visto che costa cinque bolivianos. Non ti chiedo alcun sconto. Se me la farai sempre enorme e bellissima, tutti i giorni all`ora di pranzo verro`qui a prendertene una, altrimenti vado da un`altra parte, dimmi"
Ammirata da cotale grazia la giovine donna (non più così giovine ormai) si fece ancora più piccola e rossa in volto. E di rimando disse:"Va bene,MACEDONIE ENORMI, tutti i giorni"
"E bellissime anche?"
"E bellissime"
Kiwi, banane, papaja, mela, uva, fragole, frutta secca, altra frutta ancora, gelato a guarnire.
E non mancava mai un piccolo wafer al cioccolato in cima, a ricordare il loro amore.
E fu così che lo straniero, finchè si trattenne nel Regno di Charcas (vecchio nome di Sucre) sedette sempre, a medio dia, in un tavolo di pari. Tutti volevano la di lei macedonia, tutti l`avevano. Tutti pagavano 5 bolivianos, ma la macedonia dello extranjero era sempre grande almeno una volta e mezzo quella degli altri commensali, con grande disappunto degli stessi.
Alcuni giorni il caballero si trattenne nella Ciudad Blanca, tutti i giorni andò da lei.Fino all`ultimo.
Enorme fu il di lei dispiacere quando egli dovette licenziarsi, enorme fu l`ultima ensalada de fruta. Due furono i waferini in cima alla montagna, vainilla e chocolate. Mai era accaduto nella storia del Regno. Tanti giorni sono passati da quel giorno, il giorno dell`addio. E se qualcuno, ancora oggi, passa al mercado popular de Sucre, proveniendo dal reparto della frutta, vedrà tra tanti il banchetto di Lei, sulla sinistra, di fronte ai sacchi di patate.
E forse, conoscendone ora la historia, se ricordera`a Lei dell`antico amore, Estefano, solitario viaggiatore, le gonfierà il petto di lacrime, ma un`enorme macedonia ne avrà in dono. E un sorriso :)


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