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Qualcuno si e' già accorto che il mio percorso, per questa parte di viaggio intorno al Mondo, non corrisponde a quello disegnato sulle cartine del sito internet e cosi' mi ha scritto chiedendo a tal proposito.E' vero; come per la parte settentrionale del Sud America, per quella centro occidentale degli Stati Uniti e gran parte dell'Australia, anche qui ho dovuto apportare importanti cambiamenti di direzione dovuti alle ragioni organizzative più diverse: prima sono state navi mercantili che hanno cancellato o sostituito possibili porti di imbarco, poi motivi burocratici, ragioni di sicurezza o nuove possibilità che si sono create, talvolta solo il semplice desiderio di andare a destra invece che a sinistra, sulla scia della mia curiosità Sto seguendo una delle tante valide alternative preparate prima di partire e aggiornate in previsione di un possibile utilizzo, come infatti e' avvenuto.Dopo avere attraversato la Thailandia centro meridionale sono entrato in Cambogia, ne ho raggiunto la capitale, e da li' sono risalito verso il Laos.Mi trovo nello Stato di "Un milione di elefanti" da poco meno di tre settimane,trascorrera' qualche altro giorno prima del mio ingresso in Cina. Tra breve le modifiche apportate alle mappe del sito internet chiariranno meglio il percorso seguito. Vi ho scritto queste righe da una panchina in riva al fiume, un affluente del Mekong, e in serata cercherò un computer per inviarle su internet.Ve ne scrivo altre (stessa panchina ma posizione più stravaccata :) per raccontarvi una barzelletta, una barzelletta vera
Ci sono due francesi, un inglese e un italiano fermi ad un posto di frontiera semiufficiale tra due stati del Sud-est asiatico. I due francesi stanno viaggiando da mesi in Asia usando la bicicletta e gli aeroplani per spostarsi, l'inglese non riesce a spiegare bene perchè si trova li'(e probabilmente non lo sa nemmeno lui)l'italiano sta facendo un giro del Mondo senza aeroplani.Sono arrivati al remoto posto di confine su una speed boat, un guscio di legno del peso di una piuma, spinto da un motore di automobile modificato. E' un'imbarcazione locale a pescaggio "0", usata per spostamenti fluviali veloci (specialmente nella stagione secca).Come a volte puo' capitare, l'ufficiale preposto al controllo documenti chiede denaro per timbrare i passaporti e regolarizzare l'uscita. Fa entrare gli stranieri uno alla volta, la porta dell'ufficio rimane aperta. Il primo francese sfila davanti al militare e paga, il secondo francese paga, l'inglese paga, l'italiano non paga. Il primo francese passa, il secondo francese passa, l'inglese passa, l'italiano ci mette un po' di più a passare, ma passa :) Una barca li accompagna poi all'altro posto di frontiera, sull'altro lato del fiume.Un giovane soldato chiede soldi, nessuno li vuole pagare. Il giovane soldato capisce la situazione ma deve rispettare le consegne e va a chiamare l'ufficiale.L'ufficiale, che è stato svegliato e fatto scendere dal letto per una notizia fastidiosa, arriva inquieto. Si stropiccia gli occhi, li guarda, si passa una mano sopra i capelli sconvolti, dice la cifra e punta il dito verso ognuno di loro. "Pagate!" o non si passa. Il primo francese risponde in modo un po' arrogante all'ufficiale, forse pensa di vivere ancora in epoca coloniale; il secondo francese annuisce, l'inglese guarda gli uccellini in cielo, l'italiano dice qualcosa in italiano al francese, che forse ha capito e per un po' non gli rivolgerà più la parola :) Nessuno paga, nessuno passa, l'ufficiale se ne va. Passano quaranta minuti, i due francesi parlano tra di loro, l'inglese insiste sugli uccellini, l'italiano sta sgranocchiando dei biscotti secchi. L'ufficiale torna, guarda i quattro e chiede di nuovo i soldi. Il primo francese non paga, il secondo non paga,l'italiano (che si e' strozzato con un bolo di biscotti :)) sussurra di no, l'inglese mugugna qualcosa,...un "si"? o forse solo un commento sugli uccellini.L'ufficiale guarda quest'ultimo, sorride, tira fuori un timbro e gli chiede il passaporto. L'inglese gielo allunga sbalordito e l'ufficiale lo timbra.Un timbro piccolo, rettangolare, innociente, la scritta ancora fresca, ADMITTED.I due francesi hanno la goccia che gli cola dalla bocca e l'italiano implora invano, vorrebbe piangere Passano lunghi attimi, poi l'inglese (bastardo :) saluta tutti; fa per oltrepassare la sbarra, trionfante, col passaporto ancora in mano, quando vediamo una tensione impercettibile nei muscoli dell'ufficiale; a quella tensione segue un gesto, il braccio sinistro che si allunga, la mano che si apre. E una parola, "money". Siamo tutti immobili, impietriti, in attesa; l'inglese scricchiola un "no" e rimane statuario nella sua posizione.L'ufficiale sconsolato si alza in piedi, lo guarda, gli sfila con dolcezza il passaporto di mano, apre di nuovo il cassetto e ne toglie un secondo timbro, piu' grande. Gli chiude il pugno intorno, lo alza, apre con l'altra mano il passaporto britannico e scaglia il fendente. Baamm!!! Adesso una scritta nera, enorme,troneggia mortale sul piccolo timbro, CANCELLED...poi ancora un dito che ci punta e un sussurro, "money" :)
(la storia è ancora lunga, continua..., ma continua al mio ritorno davanti a una birra, oppure dovete comprare il mio libro in vendita nelle migliori edicole a soli 99,9 Euro :))
Eccomi di nuovo. Negli ultimi tempi ho viaggiato parecchio, visto molto, parlato con tanti...scritto poco. Ho dovuto risolvere qualche spinoso problema di organizzazione e sono stato anche un po' discolo,lo ammetto :)
Torniamo seri.
La sera prima, chiacchierando nei pressi del mercato popolare con un poliziotto, ero venuto a sapere di un piccolo museo della guerra, una cosa semplice e senza pretese. Mi aveva consigliato di andarci solo se mi fosse avanzato del tempo; si trova nella campagna di Siem Reap, alcuni km fuori dal centro. Un museo della guerra in Cambogia? Una finestra sulla loro storia recente. Ero incuriosito e la mattina successiva avevo chiesto a Nut, il mio "autista" di fiducia, di accompagnarmici in motorino.Un aereo e un elicottero da guerra scassati cadevano a pezzi nel piccolo piazzale a destra dell'ingresso; ricordo di avere pagato il biglietto d'ingresso a malincuore, ormai sono qui...avevo pensato.All'interno, nell'erba alta, erano stati "parcheggiati" i resti metallici di alcuni mezzi anfibi, pezzi d'artiglieria, mitragliatrici, qualche carcassa di carro armato.L'atmosfera però era strana; passeggio e leggo alcuni pannelli descrittivi:" carro armato...distrutto il..., oppure mitragliatrice trovata nelle campagne di...,...catturato nel... Non sono li' in mostra perchè la loro tecnologia è obsoleta, sono li' perchè nessuno li puo'/li possa più utilizzare. Appoggiati alla recinzione del museo sono accatastati lanciagranate, bazooka, pistole, divise tutte bucherellate, fucili mitragliatori, serbatoi, munizioni. Paiono il bottino di guerra di un'incursione terminata 5 minuti prima.E poi ci sono loro, le mine: piccole, grandi, rotonde, rettangolari, ad ananas, antiuomo, anticarro, di ferro, di plastica, che scoppiano per uccidere o "solo" per mutilare. Quel piccolo museo ne presenta una raccolta infinita, purtroppo non completa. All'appello ne mancano ancora tra gli 8 e i 10 milioni. Sono da qualche parte, nelle campagne circostanti e sparse sul territorio cambogiano. Alcune agghiaccianti fotografie mostrano il funzionamento e gli effetti devastanti sulle vittime. Passa un po' di tempo; un guardiano del museo mi raggiunge e forse mi vede pensieroso. Mi chiede se voglio parlare con qualcuno di loro. Non è piacevole ma le mine antiuomo fanno parte della realta' cambogiana, anche nel 2005; la testimonianza diretta di chi ha subito ferite permanenti a causa di uno scoppio serve ad aprire gli occhi sul mondo che ci circonda. Accetto Il guardiano dice a Nut di accompagnarmi al Land mine museum, una impressionante raccolta di mine disinnescate per lo piu' nelle campagne circostanti; ce ne sono a centinaia. AkiRa, il proprietario, dopo avere perso i genitori a causa del Khmer Rouge è stato costretto a diventare un bambino soldato. La raccolta di mine che ho davanti è solo una piccola parte del certosino lavoro di bonifica che ha condotto per il suo governo e per le Nazioni Unite come sminatore. Si e' poi impegnato per il recupero di bambini vittime di ordigni. Chiedo di parlare con uno di loro.Arriva saltellando su una gamba sola, la sola gamba, per fare prima; usa la stampella come appoggio di sicurezza. Ha 16 anni e parla un inglese stentato ma comprensibile, un po' lo ha studiato a scuola.Le mine antiuomo fanno parte della sua vita ormai, e' successo tutto sei anni prima. Stava correndo a casa dalla campagna, era in ritardo e ha deciso di cambiare strada, di prendere una via piu' breve. E ha fatto bum, lo ha fatto per davvero però. Anche io a quell'età facevo bum, ma lo facevo solo con la bocca, quando giocavo alla guerra. Ascoltarlo mentre racconta è dura. Poi mi dice di seguirlo, e mi porta davanti a un "finto" campo minato allestito da chi con le mine ci lavora tutti i giorni; le cerco con lo sguardo. Alcune le vedo subito, altre no. Alcune le cerco in terra e invece stanno tra le foglie a mezz'altezza, un sottile filo le collega a un ramo, altre sono nascoste sotto una pietra; fino a 5 in un metro cubo.Un cartello dice semplicemente "...adesso immaginate il campo con l'erba alta, semisommerso d'acqua nella stagione delle piogge, con scarsa luce o di notte, state lavorando..."Chiedo al ragazzo se posso fargli una foto vicino al cartello rosso col teschio, accetta.Mi ha detto che a 10 anni, prima dell'incidente, non giocava a pallone, lui e i suoi amici non l'avevano. Però facevano i giochi dei bambini e le corse in campagna, era felice. Adesso al centro ha anche altri amici che hanno subito amputazioni da mina antiuomo, stanno insieme, non è da solo.Vittima di guerra a guerra finita, innocente. E se si domanda il perchè l'unica semplice risposta forse sarà "...vado giù per quella strada li' che faccio prima..."; il fatto è che quando la guerra finisce c'è la pace, ma se ci sono le mine la pace non c'è mai.Prima di lasciarci mi fa un sorriso e mi dice che la Cambodia è un grande Paese, anche se ha tanti problemi. Gli rispondo che ha ragione, gli stringo la mano e me ne vado.Tre giorni dopo, a Battambang, di ritorno da una visita tremenda a uno dei killing fields sotto il regime di Pol Pot, parlando col mio autista vengo a sapere di un ospedale che si occupa di emergenze. Mi dice che a volte ci lavorano anche cittadini italiani, "very good people!". Gli chiedo di accompagnarmici.E' una delle strutture di Emergency volute da Gino Strada; una lapide all'ingresso ricorda la giornalista Ilaria Alpi, a cui l'ospedale è dedicato. Mi controllano i documenti, aspetto alcuni minuti, poi un dottore svizzero mi viene incontro e mi farà vedere quello che in Italia leggevo talvolta sui giornali; in una struttura modernamente organizzata stanno ridando la speranza a chi la speranza l'aveva lasciata su un campo minato. Ringrazio quel dottore, ringrazio Emergency ed esco.Per fortuna c'è gente come loro.
Avevo deciso di mangiare il satay (spiedini di pollo con salsina piccante) in uno degli street stalls (traduci baracchine :) di chinatown, all'angolo tra Lebuh Chulia e una delle sue laterali. Mi ero seduto a uno dei due tavolinetti rotondi del miniristorante di strada e, scambiata qualche parola col venditore, avevo preso a guardarmi intorno.Alla fine la mia attenzione era caduta sulla signora davanti a me, distante solo qualche metro. Stava lavando delle stoviglie e lo faceva direttamente sul canale di scolo, per libersarsi velocemente delle acque luride alla fine del lavoro. Una scena già vista tante volte.Due bacinelle piene d'acqua (una con acqua saponata), bicchieri, tegami, bacchette e posate che passano velocemente da una bacinella all'altra dopo un veloce colpo di spugna. Ecco fatto, puliti e lavati per i nuovi clienti. La signora lavava per il ristorante d'angolo e per alcune baracchine che servono piatti caldi tutt'intorno sulla strada.Ero ancora li' a sedere che masticavo i piccoli pezzettini di pollo, tiravo sorsi di succo di mango con la cannuccia e pensavo ai fatti miei, quando e'accaduto qualcosa di inatteso, apparentemente senza significato Alla signora cade un cucchiaio.Il cucchiaio rimbalza sulla strada e finisce dritto nel canale di scolo, la fogna.La signora si blocca, si china e lo cerca con lo sguardo; poi dice alcune cose in una lingua a me incomprensibile (ma che avrei potuto tradurre con buona approssimazione :)Mi viene da ridere ma cerco di trattenermi; guardando il suo viso teso e preoccupato, capisco che a quel cucchiaio ci tiene davvero. Sono dispiaciuto ma pazienza, il cucchiaio non c'è più, è nella fogna. Impensabile recuperarlo, penso. E sbaglio :) La signora solleva lo sguardo verso di me, accenna un sorriso, si alza in piedi. Stringe i pugni, guarda verso il cucchiaio lì sotto da qualche parte, poi si arrotola una manica. Infine si china, tuffa l'arto in quel canale di morte e comincia le ricerche. Niente da fare, credo stia mulinando nell'acqua a vuoto, senza raggiungere il fondo. Sbuffa e impreca, poi solleva il braccio sporco di pestifera melma e caccia due urla, forse un nome. Vedo andarle incontro di corsa il cuoco del ristorante all'angolo; i due hanno una veloce conversazione poi l'uomo rientra. Esce subito dopo con due lunghe pinze metalliche, le stesse che si usano (e che ha usato) per girare i pezzi di pollo sulle braci. La signora gliele prende, va a sondare il pantano velenoso e continua fintanto che sbatte contro qualcosa di metallico. Affonda le pinze, le richiude, le solleva. Niente. Le tuffa ancora, le richiude, le risolleva; non ha maggiore fortuna. Tenta una terza volta con più perizia poi le fa risalire. Ed eccolo lì, il suo piccolo tessooorrooo :)Sono bastati un paio di bagni nell'acqua saponata e qualche colpo di spugna per far risplendere il metallo. La signora è raggiante. Mi fa un grande sorriso, ringrazia il cuoco con parole allegre e torna al suo lavoro di lavastoviglie.Tutto è risolto finalmente, e la vita torna a scorrere tranquilla e serena; le pinze sono tornate a girare i pezzi di pollo sulla griglia, grosse ombre con la coda hanno ripreso a muoversi furtive dentro e fuori il canale di scolo, la signora canticchia mentre passa la spugna dentro una tazza. Tutto ok, solo a me è andato via un po'l'appetito :)