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La nave e' arrivata da Seattle con un giorno di ritardo e questo mi ha dato il tempo di scrivervi qualche riga in più,frettolosa forse, ma sentita :). E' domenica e sono le 14.00 qui a San Francisco. Mi imbarco tra qualche ora, il tempo di sistemare lo zaino, chiamare casa, salutare gli amici, varie ed eventuali. Destinazione Sydney, tempo di percorrenza tre settimane se non ci sono problemi. La mia strada adesso si chiama Oceano Pacifico, anche se a volte così pacifico non e'. E' una strada sicuramente lunga, lunga e ancora lunga. E affascinante credo, vi saprò dire :). Uomini di mare, spazi infiniti, una nave da scoprire, tempi che si dilatano, pensieri da sistemare: un giorno saranno tutte nuove storie da raccontare. Lascio cosi anche il Nord America. Vi ho vissuto meravigliosi momenti, avventure piccole e grandi ... e problemi, di tutti i tipi: organizzativi, tecnici, burocratici, amorosi, talvolta di stanchezza per i continui cambiamenti da gestire su tutti i fronti. E quando ci sono dei problemi il tempo di raccontarveli e' ancora meno, anche se credo che sarebbe davvero interessante parlarne. Penso però che nessuno, dopo una giornata di lavoro, abbia voglia di leggere dei problemi altrui . E io? Fisicamente sto bene, psicologicamente abbastanza, in miglioramento :). Lascio in America una storia amorosa finita dalle circostanze, un paio di scarpe distrutte dai chilometri, due paia di calze che erano diventate calze a rete. Tutto il resto viene con me. E adesso? Adesso finisco di preparare lo zaino, saluto tutti e vado. Cristian e Davide passeranno a prendermi tra non molto, per accompagnarmi al porto. Le ultime risate saranno con loro. Ciao a tutti, ci sentiremo piu avanti. Nell' attesa vi lascio in compagnia di una profonda riflessione di Frank Zappa sugli armamenti, l' economia e...la birra (tratto dai muri di un pub). You can't be a real country unless you have a beer and an airline...it helps if you have some kind of football team or some nuclear weapons, but at the very least you need a beer :) Grazie Frank ...e vi racconto uno dei tanti episodi vissuti in una delle tante città attraversate. Casino', profumi artificiali, un labirinto senza finestre, soldi di plastica, soldi di carta, gente ricca, gente povera, gente ricca che diventa povera, luci, suoni, taxi, gente che urla di gioia, gente tesa che suda, gente che vende gioielli, silenzio d'attesa, belle accompagnatrici che ammiccano (costosissime :)Un paese dei balocchi, a gettoni. Di giorno, di notte, sempre, finchè non li finisci. Questa e' Las VegasCammino e la mia curiosita' e' tutta per la gente e il mondo che la circonda.Vedo a sedere, solitaria e imponente, una donna bionda: di una certa età, appare seria e decisa e soprattutto in soldi. Le braccia aperte, le mani lunghissime e avvolgenti, ha il pieno controllo delle macchine.Mi fermo dietro di lei, a distanza, e la guardo incuriosito. Non gira la testa verso di me per investigare e non la girerà mai. Indovino i lineamenti del suo viso riflessi sul vetro delle slot machine. Tre di queste sembrano obbedire ai suoi ordini. Inserisce il gettone in quella di sinistra, preme sui pulsanti e tira la leva. Le figure della combinazione girano vorticosamente a sondare la fortuna. A crearla, forse. Le ruote stanno ancora girando e lei raccoglie da un secchiello di plastica un altro gettone e lo inserisce in quella di destra, le figure girano. Nella macchina di sinistra si sta creando la combinazione, ancora in evoluzione, ma la donna sta già inserendo il gettone anche nella macchina di centro. La macchina di sinistra dà la soluzione. Non vincente. La macchina di destra dà la soluzione. Non vincente. Lo stesso la macchina di centro. La signora ha perso. Nessun cenno, nessuna distrazione, nessun rumore. Prende un altro gettone e lo inserisce nella macchina di sinistra. Copia tutti i movimenti precedenti. Li copiera' tante altre volte, senza vincere. Mi avvicino, vorrei parlarle; sto fermo dietro di lei, in attesa. Lei sicuramente mi ha sentito, forse mi ha visto. Ma non succede niente, beh, quasi.Inserisce nuovamente i gettoni, tira la leva, stesso gioco di ruote, poi finalmente arriva la combinazione, vincente. Accadra' spesso nei cinque minuti seguenti. Però lei non mi presta attenzione e io non la voglio disturbare, cosi me ne vado. Muovo la mia gamba in avanti, sto quasi per concludere il pass...o, bum!, succede qualcosa, imprevisto...lei...lei parla: "No, fermati! non andartene, non cambiare posizione!, Sto vincendo adesso" Ringrazio per la stimolante conversazione e filo via :)
Ci eravamo conosciuti la sera prima nella sala di ritrovo/mensa dell'Ostello Internazionale. Seduti in tavolini vicini Chen doveva avere pensato che finire un sacchetto di patatine fritte da 340g, innaffiato da un paio di birre, fosse una dieta equilibrata. Io invece, con le mani sporche di salsa di pomodoro, avevo appena finito di lottare con una scatola di sardine da mezzo chilo. Un cartoncino di latte da un litro sarebbe stato giustiziato di lì a poco. La conversazione era cominciata parlando di cappelletti e piatti locali Taiwanesi, ricordi che io e Chen cercavamo di riportare alla luce da un trapassato remoto ormai lontanissimo. Della vita privata di Chen sapevo solo che si era bevuto tutto d'un fiato piu di 2 giorni di Greyhound, da San Francisco a Chicago. Tipo sveglio e piccolino di statura, faccia da orientale d.o.c.g. :) mi era sembrato da subito semplice e alla mano. Ci diamo appuntamento per l'indomani, "magari si va a sentire un po' di blues"."Ok, see you tomorrow".La sera dopo, nel dopo "cena" usciamo. Un freddo bastardo ci fa tremare.Il Buddy Guy's Legends e' un famoso locale, popolare e sincero, dove si suona del buon blues, e non e' troppo distante. Insegna al neon, ingresso da bisca clandestina, dentro l'ambiente è grande; bancone lungo sulla sinistra e sulla destra tanti tavoli raggruppati davanti al palco. Sempre alla destra, più in fondo, ci sono tre biliardi sotto una luce a incandescenza gialla. Alle pareti vedo tante fotografie di Buddy Guy in concerto, ma anche chitarre, armoniche, vestiti di altri musicisti che si sono esibiti con lui.E' mercoledi sera, nel locale non c'e' tanta gente, ma ne arriverà ancora nel corso della serata. Attira la mia attenzione un signore nero, robusto e un po' curvo, seduto su uno sgabello del bancone. Scambia due chiacchiere col barista e sorseggia una birra. Quel signore e' Buddy Guy; vicino a lui, in una bacheca all'ingresso del locale, sono contenuti alcuni dei riconoscimenti ricevuti in tanti anni di musica.Io e Chen troviamo posto a sedere in un tavolino della terza fila. Il gruppo che suona e' formato da quattro chitarre e batteria. Scoprirò poco dopo che l'anziano chitarrista nero e' anche voce,e che voce!Scusate, in fatto di musica sono di un' ignoranza bestiale, quindi,semplicemente, posso dirvi che il blues mi piace; è una musica calda e intensa che parte da dentro e ti arriva dentro. Anche a Chen piace e quel gruppo in particolare piace anche a tutti gli altri presenti in sala, che applaudono.Dopo quasi due ore e mezza di musica io e Chen ci alziamo e usciamo nella gelida notte verso l'ostello. Chiacchieriamo di noi, che faccio io, che fa lui. Quello che faccio io lo sapete. Chen invece e' un ufficiale della marina taiwanese che sta seguendo un corso di specializzazione della US Navy, vicino a San Francisco.Mi schiaffo sull'attenti e gli faccio il saluto militare. Però non sono proprio perfetto e Chen mi corregge la posizione intanto che io lo prendo per il c..o :) Poi riprendiamo a camminare a passo svelto.Comincia a nevicare, fitto, e fa un freddo bestiale, l'aria gelida mi taglia la faccia. Mi giro verso Chen per chiedergli se si e' ricordato di prendere la chiave dell'ostello, solo che Chen non c'e' più.Il piccoletto e' fermo 10 metri dietro di me, con le mani a cucchiaio verso l'alto, senza guanti e la bocca aperta, a guardare il cielo."Chen ,ma che c...o fai?" (in italiano) "Muoviti che fa freddo!" (in inglese)Mi fermo e lo osservo. Lui tira fuori la macchina fotografica e scatta foto al cielo, a un lampione, ai muretti che si imbiancano"Aspetta un attimo Stefano, c'e' la neve! Non ho mai visto la neve prima""Scusami Chen"Siamo rimasti a gironzolare tutti e tre per quasi un'ora,io a guardare Chen, Chen a guardare le orme delle sue scarpe nella neve, il freddo bestia bastardo a guardare noi :)
Thanks to Chicago HI hostel.Big and perfect organized,more an hotel than a hostel. Lots of people from everywhere,in the cold of winter too :)
Per i grattacieli che avevo visto solo nei film americani. Per quelle immense insegne pubblicitarie che illuminano notte e giorno Times Square. Per quel tizio che,appena sono arrivato a New York, fuori dal bus terminal, mi si e' messo davanti con una grossa catena al collo e un lucchetto con chiave. Per quella zuppa di spaghetti passata allo stato gassoso nel forno a microonde dell' ostello, mentre parlavo con una bella donna giapponese. Per quel ristorante cinese dove un ragazzo nero, mano nella mano con una ragazza indiana, stava chiacchierando con un amico di chiare origini irlandesi. Il cameriere cinese li raggiunge per prendere le ordinazioni, domandando in inglese. Poi,parlando in cinese,si rivolge al cuoco. Quando esco vedo una coppia, probabilmente messicana, che sta guardando i prezzi. Per tutta quella gente che invade le strade, disomogenea nei colori della pelle, nei lineamenti del viso, nei modi di vestire, nelle lingue talvolta, disomogenea ma omogenea allo stesso tempo. Per quel 98,8% di persone che cammina con le cuffie del walkman incollate alle orecchie, e per quel 1,2% che non le indossa perchè le batterie sono appena esaurite. Per le due Torri Gemelle: dove non ci sono più ancora tanta gente,che un attimo prima andava di fretta e un attimo più tardi andrà di fretta, si ferma per ricordare. Per quel Pandoro Bauli di Verona, fotografato sotto la pioggia, con le lacrime agli occhi, in una costosa pasticceria di Little Italy. Per quel pungente odore di denaro che si respira tra i grattacieli del distretto finanziario (Wall Street),dove,se vuoi vedere il sole,devi essere general manager con ufficio all'ultimo piano dell' edificio. Per quella ruota piantata in una sedia che alcuni chiamano arte. Per quella partita di scacchi a cronometro, su una panchina del Tompkins Square Park, tra un barbone nero e uno studente bianco. Barbone nero scacchi bianchi, studente bianco scacchi neri. Il nero(scacchi bianchi) continuava a vincere. Per questi e tanti altri motivi New York mi piace moltissimo. Fantastica? Si. Perfetta? No.A New York mancano i fossi. Si, i fossi, quegli spazi tra un campo e l'altro che danno da bere alla terra coltivata. Piccoli spazi di semplice natura da saltare durante una corsa all'aria aperta, dove i bambini possono impantanarsi, dove anche gli adulti possono sentire cantare le rane e vedere le lucciole (insetti :) Dove di notte puoi vedere la Luna che si specchia nell'acqua. E dove puoi andare a pescare i pesci orologio e i pancioni. I fossi, cosa importantissima per la crescita di un individuo (e il suo mantenimento).Se non ci sono i fossi vuol dire che non ci sono neanche i campi dove stare straiati a guardare le nuvole che corrono in cielo e neanche le lepri a cui correre dietro, non i muretti da scavalcare, ne' i trattori da guidare per la prima volta col nonno.I grandi musei possono aspettare,i palazzi della finanza anche, i fossi noMi dispiace New York, nessuno è perfetto, neanche tu :)
A big thanks to all the staff and friends I met in New York City Hi hostel.Big staff.big friends,big smiles :)