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Erano da poco passate le 9.00 quando mi sveglio e vado a farmi una doccia. Alla notte avevo dormito poco; un cr...no aveva puntato le suonerie della sveglia, del cellulare e del telefonino tra le 3.30 e le 3.45 del mattino per fare lo zaino e filare all'aeroporto. Ci aveva messo ore a decidere di alzarsi e secoli a buttare la roba nella sacca; pim, pam,un casino d'inferno e aveva anche dovuto accendere la luce perchè: "...non trovo un calzino". Che Dio lo strafulmini, lui e poi anche il suo calzino :). Non ero riuscito a riprendere sonno.Quando rientro in camera due ragazzi inglesi stanno finendo di vestirsi: "Stefano andiamo a Little India, vieni?" E io, studioso e coscenzioso come sempre :) "No ragazzi, oggi mi chiudo in soffitta, devo fare i compiti" :) Più tardi, mentre salgo l'ultima infinita rampa di scale dell'ostello, sento una forza di gravità tremenda che mi attira fuori, verso la gente, gli odori,i posti nuovi. Ma io resisto, salgo ancora, saluto un ragazzo e una ragazza che hanno appena terminato di lavare i pavimenti, trovo un tavolino libero (erano tutti liberi) e mi metto a sedere solitario. Pensavo che ormai la mia mattinata fosse trascorsa e ancora c'era da scrivere la pagina su internet. Invece, il colpo di scena. Mentre guardo il foglio bianco e penso, vedo entrare un uomo e una donna sorridenti e ben vestiti Lui appoggia una cartellina di documenti su un tavolino. Rimangono in piedi e scherzano ad alta voce, a volte guardando l'orologio, in attesa. Sarà passata una decina di minuti, quando ecco che entra una donna anziana, elegante nei modi e nei vestiti. Si siede davanti alla cartellina di documenti, la apre, china la testa e legge attentamente alcuni fogli. La donna giovane aspetta, coglie il momento per passarle inosservata alle spalle ed estrae dalla tasca una piccola videocamera digitale. La punta sulla signora e accende la registrazione. E' come se io non esistessi, nessuno mi guarda, nè tantomeno mi rivolge la parola. La signora non si e' accorta di niente, scrive veloce su un primo foglio, lo sposta, scrive veloce sul successivo, li stà firmando.Vorrei dirle qualcosa della videocamera accesa, ma in quel momento vedo entrare Tony, indiano cresciuto in Canada e salito a fumarsi una sigaretta. Ci salutiamo e poi gli faccio cenno della videocamera. Anche lui non capisce la situazione. Capiamo entrambe cinque minuti dopo quando li vediamo apparire sulla soglia di ingresso, mano nella mano, tesi e forse un po' imbarazzati dalla presenza mia e di Tony.Lei è in abito bianco e lungo, lui in smoking (forse un po' troppo aderente). Ma soprattutto in loro riconosco la ragazza che faceva le pulizie mentre salivo le scale e il ragazzo che le dava una mano. Erano in ostello da alcuni giorni. Quando rientravo da fuori li incontravo sempre: qualche battuta, parole gentili, a volte scherzavamo. Sicuramente non erano di Singapore e la ragazza comunicava in inglese con difficoltà. E adesso stavano per sposarsi.I testimoni incaricati gli vanno incontro e anche la signora si congratula prima di passare alla coppia i fogli da firmare.L'ambientazione è romantica davvero: il bancone del bar (chiuso) dell'ostello alla loro sinistra, due divani e qualche poltrona dove i ragazzi inglesi si stravaccavano a guardare le partite di calcio, un'opera pittorica poco riuscita alle loro spalle, un distributore di bibite, un caldo infernale. E poi io e Tony, che delicatamente, prima di uscire, ci complimentiamo con loro, pensierosi ("ma ci avranno pensato bene? magari si conoscono appena, c...o non e' uno scherzo!")."Vi prego, rimanete. Stefano un po' lo conosco e tu (Tony) sei suo amico. Siete i nostri invitati" dice la sposa. Da li', a vedersi mettere in mano videocamera (io) e macchina fotografica (Tony) il passo e' stato breve.Ho filmato le firme, gli occhi lucidi, la consegna degli anelli, il bacio. Ho registrato le frasi di circostanza in inglese, le parole dolci in una lingua sconosciuta, i miei dubbi in Italiano (ma ci avranno pensato bene?) e i commenti di Tony in francese. Ho visto tutto ed è stato bello. Ho visto arrivare un vassoio di pasticcini e uno di Pepsi Cola ghiacciate ed e' stato bellissimo :)Alla fine, prima di uscire, ci hanno spiegato. Sono entrambi indonesiani e cresciuti in un villaggio di pescatori, ma di religione e colore di pelle differenti. Le leggi del loro Stato non permettevano quel matrimonio.Tanti anni trascorsi insieme e la volontà forte di continuare, da sposati.A Singapore erano venuti per il matrimonio, un giorno solo e poi subito a casa, perchè la vita costa troppo cara. Ma per motivi burocratici la cerimonia era stata rinviata e avevano dovuto cercarsi dei lavoretti per mantenersi. Non potevano permettersi il viaggio in luna di miele e neppure una cena al ristorante. Singapore non l'avevano potuta conoscere, ma io e Tony si': su una cartina della città, con un pennarello nero, abbiamo tracciato un percorso "romantico" :)Uhmm...anche se ammetto che quando abbiamo detto loro dove fermarsi a guardare il panorama, da che parte girare la testa con esattezza, cosa avrebbero visto, le sensazioni che avrebbero provato, dove abbracciarsi, quanto avrebbero pagato il mangiare in quella precisa bancarella e molto altro ancora...ammetto che forse abbiamo esagerato un po' :)Li ho visti uscire dalla stanza che ridevano felici. Non so se avrebbero seguito alla lettera le nostre istruzioni, so che prestissimo sarebbero tornati al villaggio di pescatori. Due cuori e una capanna, serve altro? :)
Stavo chiacchierando sul ponte di comando col primo ufficiale."Stefano!?""Sono qui""Giu' le mani da quel radar!""Ok""Stefano!?""Dimmi""Non fischiare che attiri il brutto tempo""Va bene""Stefano!?""Ehh?!""Non volerli conoscere, non sperare che arrivino, per favore. Perche' a volte arrivano davvero""Certo"I pirati, nei mari del sud-est asiatico, sono un problema reale per le navi che attraversano quell'area, soprattutto per le navi mercantili. Attaccano con imbarcazioni veloci e poi scompaiono col bottino tra le isole dell'arcipelago. Ogni tanto, quando ci scappa il morto, anche i giornali si occupano di loro. Avevo cercato tante volte di immaginarli con la mia fantasia, confondendoli a volte coi marziani :) In effetti non volevo proprio conoscerli, volevo solo dargli una sbirciatina da vicino, magari fargli un paio di foto, ecco tutto :)
Per non correre troppi rischi la nostra nave sarebbe entrata nel Mar di Giava attraverso lo Stretto di Lombok (alla destra di Bali), meno rischioso di quello, tristemente famoso, della Sunda.Era sera, il tramonto si era già spento da più di un'ora; Bali, paradiso tropicale, era una sagoma scura sfumata all'orizzonte, le luci delle abitazioni brillavano nel buio. Torno sul ponte di comando; il radar, nelle ore trascorse fino a quel momento, aveva segnalato solo la presenza di qualche mercantile per trasporto minerali, un paio di portacontainer, una piccola petroliera. Il capitano comunica alla sala macchine di portare la velocita' al massimo. Tutte le luci esterne vengono accese, tutte. Da quel momento sul ponte di comando ci saranno sempre almeno due uomini, un ufficiale e' sempre presente. La presenza del fotografo di bordo e' considerata ben accetta ma non indispensabile :)Superato lo stretto, quando i fari temporizzati di segnalazione sono già alle nostre spalle, lo schermo del radar si illumina.Tante lucette fisse ovunque, molte sono sbiadite. Guardo fuori, le piccole barche dei pescatori ci circondano, in ogni direzione. Sono piccole e di legno, per questo gli strumenti talvolta faticano a segnalarle; le luci accese servono per la pesca dei polipi credo (la profondità del mare, dove passiamo noi talvolta e' inferiore ai 20m, solo 5m dove si trovano le barchette)Ogni puntino sul radar viene controllato con sistemi di riconoscimento elettronico. Il secondo ufficiale invece li scruta tutti col binocolo "perche' l'occhio non tradisce mai"; se qualcuno di quei puntini dovesse muoversi velocemente nella nostra direzione, significa che le cose potrebbero complicarsi. Nei due giorni seguenti queste meticolose operazioni di controllo vengono ripetute, la vigilanza e' massima, nonostante nelle ore di luce tutte le identificazioni siano più semplici.Sulle cartine vengono fissati i punti degli ultimi attacchi di pirati, con le date e le esatte coordinate. Dovrebbero aiutarci a tracciare una rotta piu' sicura. Verso le 10 am il capitano mi fa chiamare sul ponte, mi passa il binocolo e mi dice di guardare, indicando col dito: in lontananza una nave segnalata dal radar non da' riferimenti identificativi; il colore, un mascheramento "da giungla" (dove probabilmente si rintana), la rende adesso ben visibile: e' una nave da guerra della marina militare indonesiana, sta pattugliando le acque.Le ore passano; nel pomeriggio vedo che i marinai hanno interrotto i quotidiani lavori di manutenzione della nave per montare delle manichette antincendio che sparano acqua ad alta pressione. Oltre alla stazza ragguardevole del nostro mercantile e alla velocita' "elevata" che stiamo facendo, quelle saranno ulteriori armi a nostra disposizione in caso di abbordaggio. Che bello, loro usano i fucili e noi li prendiamo a gavettoni :) adesso mi sento molto piu' tranquilloAlla sera attraversiamo lo Stretto di Singapore, pieno di mercantili all'ancora e in navigazione (entreremo in porto al ritorno) per raggiungere Port Kelang, nello Stretto di Malacca. Questi passaggi di mare sono stati divisi in settori e passando da un settore all'altro, durante la navigazione, ogni mercantile in entrata e in uscita deve dichiarare i propri estremi identificativi, porto di destinazione, dati di navigazione e aspettare la risposta affermativa delle autorita' per poi procedere. La navigazione notturna viene fatta al massimo della velocita', tutte le luci accese, tutte le porte chiuse, e il divieto assoluto di aprire ad estranei :) La sicurezza e' stata ulteriormente incrementata dall'inserimento di un marinaio di guardia all'esterno, con compito di vigilanza lungo tutto il perimetro della nave, in costante contatto radio col ponte di comando.Una comunicazione arrivata via telex al pomeriggio informava che un mercantile aveva subito un attacco di pirati meno di due giorni prima a nord est della nostra posizione, non troppo vicino a dove passiamo comunque.La notte scorre via liscia, massima allerta ancora ma non accade niente. E il giorno successivo siamo all'ancora di fronte a Port Kelang, Malaysia, aspettando il nostro turno per entrare.E' verso sera che mi accorgo di lui. Se ne sta dietro, a poppa della nave, con indosso una tuta da lavoro arancione; ha il cappuccio alzato, non riesco a vedergli il viso. E' appoggiato al parapetto con le braccia larghe, guarda l'orizzonte. Non presta attenzione ai lavori degli altri marinai, non si fa distrare dalle loro voci, fermo, immobile. Immobile, molto immobile, davvero troppo immobile. Guardo meglio e scoppio in una risata; in un campo di granoturco avrebbe indossato vecchi vestiti stracciati e un cappellaccio a nascondergli la testa di paglia :)Nelle prime ore della notte un possibile Warning di attacco pirati arrivera' alla radio di tutti i mercantili all'ancora e in navigazione nella nostra area. La sera successiva entreremo regolarmente in porto per caricare e scaricare merci; solo un giorno e mezzo prima del mio sbarco a Singapore. I miei pirati sarebbero rimasti per sempre nei libri di avventure letti da bambino :)
Eravamo usciti dalla Great Ocean Road seguendo una deviazione sulla sinistra. La nostra sistemazione per la notte era in un villaggetto di pescatori distante solo alcuni chilometri dal punto di osservazione dei "12 Apostoli". Le famose rocce che si innalzano nell'Oceano erano state la fermata più interessante (meglio dire spettacolare)della giornata; dovevamo raggiungere Melbourne il giorno seguente.Porto il mio zaino in stanza ed esco a fare due passi, al tramonto;la stradina che seguo finisce in un campo incolto. Il paesaggio davanti a me e' semplice e bello: un fiume che serpeggia tra le colline, campi verdi, terra coltivata, alcune macchie di bosco, un laghetto.Mentre mi godo il panorama, mani nelle tasche, sento una voce non troppo lontana urlare: "Cosa stai facendo sulla mia terra? Vai via!"Mi giro, un puntino chiaro aveva imboccato proprio in quel momento la stradina, nella mia direzione. Il puntino chiaro ha una tasta, due braccia, due gambe. Capisco subito che e' una persona :)Mi guardo intorno, sono solo; rispondo a braccia alzate in segno di resa: "Sto guardando il paesaggio, mi chiamo Stefano, sono Italiano!""E la voce, più vicina e forte: "Il paesaggio? Ti piace?""Siii, molto!" gli faccio"Ehhh, e adesso che l'hai già visto, cosa stai facendo ancora sulla mia terra?" "Sto pensando!""A cosaaa?" continua lui"Che e' molto tranquillo qui!""Tranquillo? Aspetta li' che arrivo!" e dopo un po' me lo ritrovo di fianco.Il puntino chiaro mi guarda per qualche attimo,indagatore. Poi apre la bocca in un grande sorriso e si presenta: "Mi chiamo Canguro." Ha un barbone bianco incolto che contrasta con l'abbronzatura del viso e la bandana in testa. Indossa un gilet sbracciato che gli si apre sul petto, coperto da tante collanine colorate. Sembra un Indiano che ha smarrito la via di casa...e forse anche qualche rotella :) Mi presento anche io e poi chiacchieriamo per alcuni lunghi minuti.Canguro è tornato in quel piccolo villaggio di pescatori, a casa sua, dopo tanti anni vissuti in India e molti di più trascorsi in Asia. Mi racconta che è tornato alcuni giorni prima. E' tornato perchè "prima o poi si torna".Era andato subito a salutare i vecchi amici di un tempo, i pochi rimasti al villaggetto di pescatori. E poi si era messo a sedere sulla sua terra, pensando a cosa farci, per darle un futuro,per averlo forse. E me la mostra allargando le braccia. Centocinquanta metri di lunghezza per un centinaio di larghezza, più o meno, vicina al laghetto. Sul lato destro, in angolo, si trovava una casetta su due piani, tutta da risistemare. Qualche chiacchiera ancora sulla giornata appena trascorsa e ci salutiamo, anche il sole è già sceso sotto l'orizzonte.
Un'ora più tardi, mentre sto chiacchierando con alcuni amici all'uscita del pub (l'unico pub), lo rivedo non troppo distante, seminascosto dietro un casolare. Mi fa cenno di raggiungerlo con un movimento della mano e grida il mio nome. Saluto i ragazzi e gli vado incontro. Adesso mi guarda furtivo e parla sottovoce. Vedo che ha un sacco nella mano sinistra; con un gran sorrisone me lo apre davanti. E' pieno di mele (raccolte nel campo del vicino),ne prende una piccola e rossa e me la regala."Pero' mangiala eh,non buttarla via!" e guarda la mia espressione. "Grazie Canguro, certo che la mangero'"; lo rassicuro e lui se ne va via contento. Mentre torno al pub giocherello con la mela e poi la metto nello zainetto.Alla sera, mentre mi sto facendo la barba prima di andare a letto, sento in lontananza una voce rauca che canta "Eyes of the tiger" a squarciagola. Riconosco la voce e sorrido. E mi taglio anche :)Poi mi ricordo della mela, la tiro fuori dallo zainetto e me la mangio.
La mattina dopo, mentre finisco di sistemare la roba nello zaino, un mio amico corre dentro e mi dice che fuori c'e' un tizio, vestito da santone, che chiede di parlare con l'amico Italiano. Esco con lo zaino indosso, gli altri ragazzi sono già sul pulmino che mi aspettano.Guardo Canguro e lo saluto. E' li', di fronte a me, che mi sorride, sereno; indossa i soliti vestiti, la solita barba, le solite collanine sul petto. E porta a tracolla una sacca da viaggio, piccola e colorata."Riparto Italiano, mi rimetto in cammino; ho pensato molto ieri notte, non c'è più niente per me qui".E mentre lo fisso negli occhi un brivido mi corre lungo la schiena."Lo so Canguro, lo sapevo già. Dove andrai? Hai già qualche idea?" gli domando"No, Stefano, la strada e' lunga,il Mondo è rotondo. E non è così grande. Magari ci rivedremo da qualche parte" "Chissà, forse"Il tempo di un'ultima stretta di mano e raggiungo gli altri sul pulmino.Mentre ci allontaniamo lungo la stradina in discesa mi giro indietro e vedo Canguro che ci segue camminando, sempre più distante.Un sorriso grande, un braccio appoggiato sulla sacca e l'altro alto, a salutarmi. Ciao Canguro :)